La mia personale opinione su Io sono Dio, cortometraggio girato a Latina
Io sono Dio è un cortometraggio del 2017 scritto da Lorenzo Moriconi e Vincenzo Tafuri e diretto da Lorenzo Moriconi.
Un gruppo di ragazze ed un gruppo di ragazzi si adocchiano a vicenda nel mezzo di una festa in una rumorosa discoteca. Quel che ancora non sanno è che il loro incontro sconvolgerà presto le loro esistenze…
Gli stessi autori hanno dichiarato che la città di Latina ben si presta alle produzioni cinematografiche. E questo è assolutamente vero. Ma allora perché, progetto dopo progetto, si cerca di ricalcare gli stessi concetti, tematiche e toni andando così a smorzare quello che è il potenziale di una città dimenticata?
Io sono Dio si fa largo nel campo della didattica, cercando di arrivare ai giovani con un messaggio forte e chiaro: “siate prudenti”. Il punto è che quando si vuole trasmettere un messaggio importante a qualsiasi tipo di pubblico, si possono intraprendere due strade: si può essere tremendamente espliciti come in una pubblicità (“comprate questa cosa perché è bella”), oppure cercare di far trasparire il messaggio attraverso una trama e dei personaggi, ovvero con delle dinamiche cinematografiche. Il film in questione corre veloce sulla prima strada, già battuta all’infinito nella nostra città. Certo, il prodotto in sé non è nemmeno male, con una realizzazione e delle interpretazioni nel complesso buone, ma per avvicinarsi al mondo degli adolescenti, per metterli in guardia, non basta attirarli con scene in discoteca e musiche tecno; qui il problema è strutturale: che duri dieci minuti o due ore, un film non può essere così esplicito. Il cinema ha bisogno di essere interpretato, è questo l’ingrediente, insieme alla vena di intrattenimento, che contraddistingue la settima arte dalla pubblicità e che qui, purtroppo, è venuto a mancare. Il cinema può essere educativo, ma non didattico.
Analisi Tecnica
La realizzazione tecnica della pellicola è generalmente di buon livello, ma inciampa più volte in errori che nessun film con una produzione alle spalle dovrebbe permettersi. Io sono Dio desidera dare un’idea di sé che sia professionale e cinematografica e, se in alcuni punti la fotografia regge bene il gioco, in altri scade nel ridicolo. Tutte le scene ambientate tra chiesa e cimitero presentano errori da film di serie Z: girare in un giorno di sole splendente (che, tra l’altro, causa problemi di sovraesposizione dell’immagine) momenti drammatici e cupi, non è stata un’ottima idea e gli autori, consci del disastro commesso, hanno cercato di camuffare il tutto in post-produzione, donando alle inquadrature un tono irreale e riconoscibilmente digitale. Disastrosa anche la sequenza girata all’Istituto Steve Jobs di Latina, nella quale avviene uno scambio di battute tra quattro ragazze. Queste non vengono mai inquadrate in totale, ma sempre con primi piani, senza restituire le loro posizioni. Da rilevare anche i problemi del montaggio, che ci “regala” momenti rallentati: per ottenere un rallenty è necessaria una videocamera da 60fps o più, mentre qui, con una da 24, l’immagine viene resa a scatti. Non male, invece, il sonoro che, al contrario di come spesso accade in questi casi, riesce praticamente sempre a rispettare i dialoghi, rendendoli chiari all’ascolto.
Recensione ed analisi a cura di Jacopo Abballe 3H